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La drammatica
immagine dell'incidente dove trovò la morte Fred Buscaglione |
BIOGRAFIA:
Nato a Torino da una famiglia originaria di Graglia, un paesino in
provincia di Biella, amava le musica sin da bambino. Era un bambino
vivace e solare ed il suo ricordo è vivo tra i vicini intervistati
dai cronisti. Mostrò sin da piccolo una grande passione per la
musica.
A undici anni fu ammesso al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino
che però abbandonò dopo tre anni di frequentazione un po' per la
scarsa simpatia rispetto alla musica classica e un po' perché le non
floride condizioni economiche della sua famiglia (il padre era
pittore edile, la madre portinaia e occasionalmente insegnante di
pianoforte) lo costrinsero a cercare lavoro prima in piccoli
impieghi da fattorino e poi da apprendista odontotecnico.[1]
Era ancora adolescente, quando iniziò ad esibirsi nei locali
notturni della città come cantante jazz: come polistrumentista era
in grado anche di suonare diversi strumenti, dal contrabbasso, al
violino, al pianoforte, alla tromba. Un giorno, durante una sua
esibizione al Gran Caffè Ligure, viene notato da uno studente di
giurisprudenza appassionato lettore di libri gialli di nome Leo
Chiosso. Nasce così un sodalizio artistico che durerà fino alla
prematura scomparsa di Fred.
Durante la seconda guerra mondiale viene richiamato sotto le armi e
distaccato in Sardegna, dove si mette in luce organizzando
spettacoli per le truppe. Viene fatto prigioniero dagli Americani,
ma qualche militare statunitense nota il suo talento musicale e lo
fa entrare nell'orchestra della radio alleata di Cagliari. Questo
gli permise di continuare a fare musica e di sperimentare le nuove
sonorità e i nuovi ritmi che venivano dagli Stati Uniti.
Dopo la fine della guerra Buscaglione rientrò a Torino e ricominciò
a suonare, prima in orchestre di altri, poi fondando un proprio
gruppo, gli Asternovas. Inizia quindi una vita randagia fatta di
spettacoli in locali notturni di varie città d'Europa, talvolta
anche di infimo ordine.
A Torino dal 1946 Fred aveva ricominciato a frequentare assiduamente
l'amico Leo Chiosso, con il quale inizia a comporre canzoni. Il
rapporto tra i due è praticamente simbiotico, al punto che si
trasferiscono nello stesso palazzo, in due appartamenti dirimpetto
l'uno all'altro. Trascorrono giorni e notti intere insieme a
chiacchierare a scambiarsi idee, battute e frasi musicali che Leo
annota e Fred accenna sulla tastiera del pianoforte.
Molto spesso sono canzoni un po' strampalate, che parlano con ironia
di "bulli e pupe", di New York e di Chicago, di duri spietati con i
nemici, ma sempre in balia delle donne e dell'alcool.
Nascono così le canzoni che lo faranno conoscere in tutta Italia,
molte delle quali eseguite dal vivo in concerto e registrate su
disco, alcune in coppia con la moglie Fatima: Che bambola, Teresa
non sparare, Eri piccola così, Love in Portofino, Porfirio Villarosa
(ispirata alla figura del celebre playboy Porfirio Rubirosa), Whisky
facile.
Fred si calò nel personaggio, facendosi crescere un paio di baffetti
e presentandosi in scena in doppiopetto gessato e cappello a larghe
falde, ispirandosi a Clark Gable e ai gangster americani come
apparivano nei racconti "hard-boiled" di scrittori come Damon Runyon,
uno degli autori preferiti da Chiosso.
La sua discografia, nonostante la brevità della sua carriera è
numerosa. Nel 1956 incise numerosissime canzoni e in quello stesso
anno escono i suoi primi 33 giri. Eppure non fu facile per lui
trovare una casa discografica che accettasse di incidere quelle
canzoni così trasgressive e inconsuete per l'epoca. Le sue prime
incisioni risalgono al 1952, alcuni pezzi standard del repertorio
jazz per l'etichetta "La Voce del Padrone" (oggi pressoché
introvabili), ma nessuno si sentiva di dargli l'opportunità di
incidere le "sue" canzoni.
Un aiuto decisivo arrivò dall'amico Gino Latilla, che aveva ottenuto
un discreto successo con la canzone Tchumbala-bey scritta dal duo
Chiosso-Buscaglione. Egli insistette tanto con il direttore della
sua casa discografica, la Cetra, affinché lui gli lasciasse incidere
le sue canzoni, al punto da anticipare di tasca sua le spese, e così
nel 1955 vide la luce il primo singolo: un 78 giri che contiene due
canzoni: Che bambola/Giacomino. L'idea piacque al pubblico e il
singolo vendette circa 980.000 copie in assenza di qualsiasi battage
pubblicitario, e così Buscaglione incoraggiato da questo inaspettato
successo decise di incidere tante altre canzoni, e sempre grazie
all'appoggio di Latilla partecipò ad alcune trasmissioni
radiofoniche, che contribuirono notevolmente alla sua nascente
popolarità.
IL MATRIMONIO:
Nel 1949 a Lugano in un cabaret conosce un'artista maghrebina,
Fatima Ben Embarek, meglio conosciuta con il nome d'arte di Fatima
Robin's, che si esibisce nello stesso locale come acrobata e
contorsionista insieme al padre e alla sorella. Fred inizia a farle
una corte serrata ma deve fare i conti con l'ostilità del padre
della ragazza, e finisce per organizzare con lei una romantica fuga
in una notte di neve, su una slitta trainata da un cavallo. I due si
sposeranno nel 1953 in chiesa, dopo la conversione di lei al
cattolicesimo, e lei inizierà con il marito una nuova carriera come
cantante. Il loro rapporto sarà tenero ma a volte burrascoso,
costellato di liti e riappacificazioni puntualmente scandite sulle
pagine dei rotocalchi. Quasi sempre è la gelosia di Fatima a far
scoccare la scintilla dell'ennesimo litigio. La coppia si separerà
definitivamente nell'ottobre del 1959. Ma nel gennaio del 1960 i due
si rivedono a Firenze, a causa di impegni artistici concomitanti
(lui al "River Club", lei allo "Chez Moi"), e Buscaglione si
trattiene in città anche dopo la fine delle sue serate fiorentine.
Girano voci di una riconciliazione tra i coniugi, alimentata dal
fatto che Buscaglione promette di tornare nel capoluogo toscano per
nuove esibizioni a febbraio, ma il destino non gliene darà il tempo.
IL SUCCESSO:
Alla fine degli anni cinquanta, Fred Buscaglione era uno degli
uomini di spettacolo più richiesti, e non solo come cantante. Egli è
dappertutto: nelle pubblicità, alla televisione e nei film, prima
con brevi apparizioni canore, poi in ruoli autonomi incarnando quasi
sempre la figura del simpatico spaccone.
La sua attività si fa sempre più frenetica: gira due o tre film
contemporaneamente il mattino, registra spettacoli televisivi nel
pomeriggio, incide dischi la sera e canta nei night la notte,
spostandosi a bordo di una vistosa auto americana, una Ford
Thunderbird che lui chiama "Criminalmente bella", come una delle sue
canzoni. Ma il successo ha per lui anche conseguenze sgradevoli, dal
momento che la moglie Fatima, forse gelosa del suo successo e dei
pettegolezzi apparsi sui rotocalchi che lo dipingono come un
conquistatore di belle donne, e che gli attribuiscono flirt con le
attrici con cui recita (soprattutto Scilla Gabel e Anita Ekberg),
finisce col separarsi da lui, che si trasferisce all'Hotel Rivoli di
Roma.
Forse stanco del suo personaggio di "duro", sul finire degli anni
cinquanta Fred inizia a incidere canzoni melodiche talvolta scritte
anche da altri autori come: Guarda che luna, Love in Portofino, Non
partir (di Giovanni D'Anzi e Alfredo Bracchi) e Al chiar di luna
porto fortuna (scritta da Carlo Alberto Rossi).
Tre settimane prima della morte, in un'intervista al quotidiano
Stampa Sera esprime l'intenzione di ritirarsi nel giro di due anni,
affermando: "Prima che la gente mi volti le spalle, Fred il duro
sparirà, ed io tornerò ad essere solo Ferdinando Buscaglione".
LA TRAGICA MORTE:
L'incidente mortaleBuscaglione morì improvvisamente all'alba del 3
febbraio 1960 a 38 anni, in un incidente d'auto, mentre tornava al
suo albergo dopo aver trascorso la notte esibendosi in un night
della Capitale. La sua Ford Thunderbird color lilla, giunta
all’incrocio fra via Paisiello e viale Rossini nel quartiere romano
dei Parioli, si scontrò con un camion Lancia Esatau carico di
porfido guidato dal ventiquattrenne Bruno Ferretti, che tentò di
soccorrerlo insieme a un metronotte e a un passante. Fermarono un
autobus dove caricarono il cantante, che giunse però troppo tardi
all'ospedale.
Ai suoi funerali, svoltisi a Torino il successivo 5 febbraio,
parteciparono decine di migliaia di persone, tra cui molte celebrità
della musica e dello spettacolo ma anche tantissimi suoi ammiratori
che vollero rendergli l'estremo saluto.
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